Per intuire quale sarà il futuro del dollaro rispetto al processo di dedollarizzazione in corso, guidato dalla Cina che è l’unico antagonista economico e strategico degli Stati Uniti e che cerca di sottrarsi alla morsa della valuta egemone per eccellenza, è utile tornare indietro nel tempo, per ripercorrere il processo che portò alla fine della dominanza della Sterlina, che iniziò con gli immensi debiti contratti dalla Gran Bretagna con gli Stati Uniti per finanziare la Prima guerra mondiale e con il deflusso di colossali quantità di oro alla ricerca di protezione rispetto ai rischi di insolvenza dei creditori impegnati nel conflitto, e per ricostruire le vicende che portarono alla crisi del dollaro negli Anni sessanta.
Per quanto riguarda la fine della Sterlina, nulla oggi replica lo scenario di allora: non c’è una fuga generalizzata dal dollaro, nonostante gli Usa abbiano una posizione internazionale netta negativa eccezionalmente pesante, essendo in pratica i primi debitori del mondo. Si assiste, al contrario, ad un indebolimento dell’euro: la crisi della Germania, le difficoltà della Francia, e soprattutto le oscure prospettive della guerra in Ucraina e del conflitto in Medioriente, inducono ad approdare negli Usa sperando nella politica di crescita che sarà adottata dalla Presidenza Trump. Fanno paura anche le minacce di dazi, così come la prospettiva di dover accrescere fortemente le spese militari per sgravare l’onere che finora è gravato nell’ambito della Nato sulle spalle dei contribuenti americani. [...]
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