La Borsa, si sa, è diventata emotiva. Pavloviana. Quando il tuo unico driver è il denaro a pioggia delle Banche centrali e il tuo unico Dio la paura intesa come susseguirsi di crisi cicliche, i momenti di controtendenza monetaria come quello attuale spaventano. E allora si sposa l’attitudine dei soldati che, andando al fronte, cantano per esorcizzare la paura. Ogni refolo di buona notizia diviene tsunami di ottimismo.
Ecco spiegato, quindi, il perché gli indici abbiano festeggiato come non ci fosse un domani il +7,7% del CPI di ottobre, atteso a +7,9% ma soprattutto in calo dal +8,2% del settembre. Insomma, l’inflazione Usa pare aver raggiunto il picco. E, anzi, appare già in parabola discendente. Detto fatto, i futures hanno incorporato aumenti dei tassi meno drastici già a partire da dicembre, quando la possibilità di altri 75 punti base viene prezzata a un confortante 30%. E, soprattutto, si riavvicina l’ipotesi di un primo taglio, già entro la primavera 2023. [...]
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