Simboli e segnali sono importanti. Soprattutto in un tempo in cui il mercato vive di social network e algoritmi, comunicazione e percezione. Vale quindi la pena sottolineare come ieri il Tesoro abbia interamente assegnato l’importo massimo offerto della terza tranche di BTP a 10 anni (01-05-2033), pari a 3 miliardi, a fronte di una richiesta di oltre 4,4 miliardi e con un conseguente rapporto di copertura dell’1,47.
Ma ciò che conta è la ciccia: ovvero, il rendimento in forte calo e che torna a scendere sotto il 4%. Per la precisione, al 3,96% contro il 4,24% nell’asta precedente. E tutti sanno che quella del 4% per il nostro decennale benchmark è una vera e propria linea Maginot. Cosa ha garantito questo risultato? Forse la bollinatura della Legge di bilancio, a sua volta segnale di formale allontanamento del rischio di esercizio provvisorio? O l’incontro fra Giorgia Meloni e Carlo Calenda, letto dagli investitori come garanzia di una ruota di scorta mercatista ed europeista in caso di bizze da parte di uno dei due alleati, magari in vista del primo redde rationem elettorale in Lombardia e Lazio a febbraio? [...]
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