L’onda rossa alle elezioni di medio termine non c’è stata, scrivevo a caldo, a spoglio in corso, nel blog pubblicato immediatamente dopo la chiusura dei seggi. Oggi è possibile un’analisi più ragionata sulle prospettive del voto presidenziale del 2024. Viene confermato che, nei due rami del Congresso, il Gop ha sostanzialmente perso, mentre avrebbe dovuto, e potuto, stravincere. Il Senato è infatti rimasto sotto il controllo dei democratici (qualsiasi esito possa sortire dal ballottaggio in Georgia il 6 dicembre per assegnare il centesimo seggio) che si sono già assicurati 50 senatori. Poiché la legge conferisce al vice presidente degli Stati Uniti il ruolo di presidente del Senato, con l’annesso potere di votare su ogni misura in caso di parità 50 a 50 tra i senatori, la vicepresidente Kamala Harris romperà lo stallo a beneficio dei Dem quando sarà il caso, esattamente come è stato nel primo biennio di Biden. Quanto alla Camera, sono stati assegnati finora 433 seggi, sul totale di 435, e il Gop ha ottenuto 220 deputati, contro 213 per i Dem, quindi ha una maggioranza risicatissima.
Eppure, e questa è la sorpresa che sparge sale sulle ferite repubblicane, gli americani che hanno scelto i candidati del Gop sono stati oltre 54 milioni (54.324.214), oltre 3 milioni in più dei 51 milioni (51.169.450) che hanno votato per i democratici (nel conteggio alla data del primo dicembre). In percentuale, il vantaggio è del 3%, ossia il 50,7% al Gop e il 47,8% ai Dem. Uno scarto di questa portata, dicono le statistiche, di solito si traduce in una conquista tra i 20 e i 30 deputati, mentre stavolta non è arrivata a 10. Se una (relativa) onda rossa a livello nazionale c’è stata, in altre parole, è finita contro gli scogli sbagliati, e non ha prodotto l’effetto politico atteso dai repubblicani, come pure dai sondaggisti. [...]
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