L’azienda di cybersicurezza Group-IB ha pubblicato un report dedicato alle tendenze dei crimini high-tech all’interno della scena globale. Il panorama che si staglia è poco sorprendentemente quello di un ecosistema digitalizzato sempre più vittima del crimine informatico, soprattutto di quei sequestri di dati comunemente noti come attacchi ransomware. All’interno di questo fosco spaccato, l’Italia si dimostra sventuratamente uno dei Paesi maggiormente colpiti, almeno per quanto riguarda la frequenza degli assalti subiti.
I dati raccolti dall’agenzia fanno riferimento all’arco che spazia dal secondo trimestre del 2021 fino ad arrivare al primo trimestre del 2022, un periodo in cui l’attività del cybercrimine si è dimostrata molto vivace e in cui sempre più imprese hanno dovuto avere a che fare con il furto di informazioni – se non addirittura di funzioni – carpite dai loro server privati. Risulta importante notare sin da subito che il report in questione, così come capita spesso anche nel caso di documenti omologhi, sia redatto da un team che ha il massimo interesse, professionale ed economico, a tenere acceso l’allarmismo nei confronti del cybercrimine, inoltre i numeri forniti non si attardano ad approfondire la distinzione tra qualità e quantità dei misfatti, ponendo ogni crimine sullo stesso piano. Pur interpretando i grafici in quest’ottica, è chiaro che la dimensione dell’insidia ransomware minacci in un modo o nell’altro di raggiungere anche le industrie di dimensioni più modeste, quelle che ancora oggi non percepiscono la possibilità di essere assoggettate a questo genere di problematiche. [...]
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