Cominciamo col dire che dare una definizione univoca di cosa si intenda per quantitative easing, letteralmente alleggerimento quantitativo, è forse impossibile. In gergo economico si parla di quantitative easing quando una banca centrale mette in atto uno o più interventi nel mercato finanziario al fine di acquistare asset finanziari, generalmente titoli di stato ma non solo, emettendo nuova moneta e col fine ultimo di stimolare l’attività economica.
Dopo la seconda guerra mondiale gli interventi delle banche centrali nei mercati finanziari erano all’ordine del giorno, ma questo trend si invertì a partire dagli anni ’80 con l’avvento della nuova teoria macroeconomica neoliberista e della graduale indipendenza delle banche centrali dai governi. Nell’ultimo ventennio il termine "quantitative easing" viene coniato in Giappone. Lo stato nippolico, infatti, per cercare di uscire dalla deflazione, nel 2001 triplica il limite mensile che la Bank of Japan, la banca centrale, poteva fare per acquistare titoli di stato a medio-lungo termine. Da 400mln di yen passarono a 1,2 miliardi. In aggiunta, alle banche commerciali vennero concessi prestiti sempre più a lungo termine e a basso costo, facendo così aumentare a dismisura i conti di deposito delle stesse banche commerciali presso la banca centrale. [...]
Questo articolo è riservato agli abbonati
Sostieni il giornalismo di qualità, abbonati a Money.it
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenta: