L’ultimo Outlook del Fondo Monetario Internazionale, pubblicato pochi giorni fa, è di particolare interesse. Il capitolo finale del documento è dedicato alla cosiddetta “geoeconomic fragmentation”, vale a dire lo stop alla globalizzazione che è iniziato con la grande crisi finanziaria del 2008 e che oggi sta assumendo i caratteri di una vera e propria divisione del mondo in blocchi geo-economici contrapposti.
Il FMI prova anche a suggerire una spiegazione di questa tendenza generale. L’idea è che l’aumento degli indici di “rischio geopolitico” starebbe spingendo le imprese a fare “friend shoring”, ossia a limitare gli affari con i soli paesi considerati “alleati”. In altre parole, i venti di guerra militare indurrebbero la frammentazione economica. A ben vedere, però, gli stessi dati del FMI sembrano più in linea con una spiegazione esattamente opposta. Vale a dire, che la tendenza verso il “friend shoring”, iniziata dagli Stati Uniti e oggi in pieno sviluppo, sta contribuendo all’ascesa degli indici di “rischio geopolitico”. Ossia, è la guerra economica a colpi di protezionismo commerciale e finanziario che a lungo andare sfocia nel conflitto bellico. [...]
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