Le azioni dipendono dai giudizi e questi si formulano in base ai propri principi filosofici. È per questo che le idee messe in circolazione prima o poi attecchiscono, fino a quando una crisi reale o percepita – come diceva Friedman – non le renda operative. Come ho avuto già modo di spiegare dettagliatamente in “Sovranità, debito e moneta. Dal Quantum Financial System al Nuovo Ordine Multipolare”, i semi del Great Reset sono stati gettati negli anni Settanta con gli studi commissionati dal Club di Roma. I fondatori, preoccupati per il futuro dell’umanità, si sono prodigati a rallentarne la crescita con ogni mezzo possibile. Ma questa inquietudine per il futuro, da dove viene? Perché mai si dovrebbe ridurre la crescita della popolazione e deindustrializzare sotto la falsa etichetta del cambiamento climatico, invece di aumentare la produttività sistemica? Quali sono le origini di questa visione del mondo che ha pervaso ogni ambito e di cui Jorge Mario Bergoglio si è fatto guida morale, divenendo l’alfiere del capitalismo inclusivo green e della decrescita felice? Come si è giunti alla Quarta Rivoluzione Industriale teorizzata da Klaus Schwab e alle politiche globali volte all’implementazione di un socialismo capital-globalista e transumanista, con tanto di (cripto)approvazione ecclesiastica?
Malthus e il Saggio sul principio della popolazione [...]
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