Hunter Biden? Un “lobbista” che ha sfruttato un “nome molto potente” (suo padre) per concludere accordi milionari con oligarchi e aziende straniere. Parola di Devon Archer, l’ex socio in affari del secondogenito del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che nei giorni scorsi ha fornito una testimonianza “bomba” al Congresso largamente ignorata dai media “mainstream”, impegnati a dedicare ampi servizi alle incriminazioni dell’ex presidente Trump. Anzi: più ci si addentra nei torbidi affari all’estero del figlio del presidente Usa, più la pressione giudiziaria e mediatica sul magnate repubblicano, ad opera del consigliere speciale Jack Smith, aumenta: prima per la presunta conservazione impropria di materiale e documenti top-secret, poi per il ruolo dell’ex presidente nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha parlato infatti di un “sistema giudiziario a due livelli” mentre, scorrendo i capi d’imputazione, ci si accorge che Donald Trump non è accusato né di sommossa, né di istigazione criminale, né di cospirazione sedizione, né tantomeno di insurrezione. [...]
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