Un «dittatore pazzo», isolato, forse malato, sicuramente annebbiato dalla sua brama di conquistare l’Europa orientale e resuscitare l’impero sovietico. Così è stato descritto dalla stampa occidentale il presidente russo Vladimir Putin da quando, il 24 febbraio 2022, ha deciso di invadere l’Ucraina. Ora un nuovo libro degli studiosi John J. Mearsheimer, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Chicago e il collega dell’Università di Notre Dame, Sebastian Rosato, smontano, questa “narrazione”: si tratta di How States Think: The Rationality of Foreign Policy pubblicato dalla Yale University Press all’inizio di settembre. Un saggio che fornisce al lettore degli strumenti imprescindibili per comprendere la natura delle relazioni internazionali e il comportamento degli stati. «Per capire la politica internazionale - si legge nelle note di copertina - hai bisogno di sapere come ragionano gli stati. Sono attori razionali? Gran parte della teoria delle relazioni internazionali parte dal presupposto che lo siano. Ma molti studiosi ritengono che i leader politici raramente agiscano in modo razionale». Nel loro saggio Mearsheimer e Rosato Mearsheimer esaminano come i leader mondiali passati e presenti, tra cui George W. Bush e Vladimir Putin, «abbiano invece agito razionalmente nel contesto di eventi storici epocali».
Un conto è condannare l’invasione russa dell’Ucraina, sottolineando la sua illegittimità dal punto di vista del diritto internazionale. Un altro, però, è affermare che è stato un atto irrazionale dettato dalla follia di un «dittatore». L’argomentazione più diffusa in occidente, è che le democrazie si comportino in maniera «razionale» mentre i regimi illiberali come la Federazione Russa agiscano in maniera completamente diversa. Trattasi di una visione distorta e superficiale delle relazioni internazionali, come ben spiegano i due docenti nel loro saggio. Si può davvero pensare che un leader come Vladimir Putin, che governa da più di 20 anni un Paese immenso come la Russia, con un passato nel Kgb, la principale agenzia di sicurezza dell’Unione Sovietica, sia improvvisamente impazzito? L’esperta di Russia Nina Khrushcheva motiva questa visione con il fatto che «con la sua invasione non provocata, Putin si unisce a una lunga serie di tiranni irrazionali» e sembra «aver ceduto alla sua ossessione guidata dall’ego di ripristinare lo status della Russia come grande potenza con una propria sfera di influenza chiaramente definita». Altri spiegano invece che il leader russo sarebbe un attore irrazionale per via degli errori strategici commessi da Mosca nella prima parte di quella che Mosca definisce «l’operazione speciale». [...]
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