Guardando alla Francia, a un primo occhio si può pensare che l’onda lunga delle proteste primaverili sulla riforma delle pensioni sia rientrata e che Emmanuel Macron abbia vinto. Il capo dello Stato è riuscito, usando il “canguro” costituzionalmente garantito all’esecutivo, a blindare dal confronto in Parlamento il governo di Elizabeth Borne, priva di maggioranza, applicando l’articolo 49.3 che permette a una legge di passare spedita come decreto presidenziale.
Ebbene, la spallata di Macron sembra aver resistito alla piazza e, quasi cinque mesi dopo, la riforma è legge. E questo non è scontato quando in Francia si parla di pensioni. Quando il presidente gollista Jacques Chirac provò una mossa analoga nel 1995, gli scioperi paralizzarono il Paese. La marea montante della piazza lo costrinse, complice l’irrigidimento del Partito Socialista, ad accantonare il progetto e a rivoluzionare completamente il governo del premier Alain Juppe; un anno e mezzo dopo gli elettori hanno punito duramente la maggioranza presidenziale costringendo Chirac a nominare un premier di coabitazione, il socialista Lionel Jospin. [...]
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