Caos negli Stati Uniti. Il repubblicano Kevin McCarthy è diventato il primo speaker della Camera nella storia del Paese ad essere rimosso da un voto del Congresso. Il deputato della Florida, il trumpiano Matt Gaetz, molto vicino ai paleoconservatori Usa di Pat Buchanan, ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Camera, spuntandola con un voto di 216 a 2010, con i democratici che hanno votato a favore della rimozione di McCarthy insieme ad altri 7 repubblicani della Camera. Nessun accordo sottobanco tra Gaetz e i dem: questi ultimi - così come accade in politica - hanno semplicemente approfittato della frattura nel partito avversario. Patrick McHenry, molto vicino al dimissionario McCarthy, è stato nominato speaker ad interim, ma con ogni probabilità non rimarrà in quella posizione.
Sebbene la rimozione di McCarthy abbia scioccato Washington, la sua posizione era debolissima. McCarthy, infatti, fu eletto Speaker solamente al 15° scrutinio - la battaglia più lunga per la nomina di un presidente della Camera in 164 anni. Come sottolinea il giornalista Glenn Greenwald, fu proprio Gaetz a guidare “un gruppo un po’ più ampio di membri populisti-conservatori - all’epoca erano una ventina - che si rifiutarono di votare per McCarthy fino a quando non ottennero un’ampia gamma di concessioni” che ridussero notevolmente il potere di Kevin McCarthy. “Questo conflitto interno non si è mai spento dopo l’elezione di McCarthy - nota sempre Greenwald - e la rabbia verso di lui - e, più in generale, verso il modo di fare affari dell’establishment a Washington - è esplosa nelle ultime settimane, quando McCarthy ha approvato spese massicce e debiti per evitare lo shutdown del governo, negoziando un accordo segreto con i democratici per garantire il finanziamento continuo dell’Ucraina” nonostante l’opposizione dei repubblicani. [...]
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