Le Big Tech stanno affrontando una profonda crisi d’identità dalla quale non riescono a uscire. Alla fine del 2022, un gran numero di dipendenti di X (ex Twitter) nel Regno Unito sono stati licenziati per volere di Elon Musk, seguiti a stretto giro da 11 mila lavoratori di Meta (la società madre di Facebook, WhatsApp e Instagram) e, alla fine di novembre, da Amazon. Complessivamente, nel 2022 in tutto il mondo circa 160.000 persone hanno perso il lavoro nel settore tecnologico.
Nel 2023 questo trend di profonda crisi è continuato, con altri 120.000 licenziamenti nei soli primi mesi dell’anno. Come spiega Nathalie Collins, docente presso la facoltà di economia e diritto dell’Università Edith Cowan in Australia, i tagli derivano dal periodo post-Covid e dal boom che queste società avevano avuto all’inizio dell’emergenza pandemica da Covid-19. Si pensava, durante la pandemia, che avremmo vissuto la nostra vita online, per sempre. “C’erano così tanti soldi in giro che il metaverso di Zuckerberg sarebbe potuto diventare una realtà”, dice Collins. Un periodo d’oro - almeno dal punto di vista degli affari - per queste società conclusosi con l’invasione russa dell’Ucraina, la fine dell’emergenza pandemica, il ritorno a una vita “normale”, e non basata esclusivamente sulla tecnologia fornite dalle grandi Big Tech. [...]
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