La struttura dei mercati finanziari, e più in generale anche dell’economia reale, oggi è profondamente diversa da quella osservata fino al periodo pandemico e nell’ultimo decennio. Dalla Grande Crisi Finanziaria, il mantra delle maggiori banche centrali globali è stato quello di immettere ingenti quantità di liquidità a tasso zero o negativo sui mercati agendo profondamente sulla valutazione degli asset finanziari.
La pandemia ha rappresentato uno spartiacque in questo senso: i banchieri centrali hanno implementato misure straordinarie a sostegno dei mercati, i governi hanno allargato le maglie della politica fiscale per supportare le economie mentre l’azione di lotta alla pandemia non omogenea nelle varie parti del mondo sono state un cocktail fondamentale per il ritorno dell’inflazione. L’aumento dei prezzi al consumo ha comportato un’azione perentoria degli istituti centrali nel modificare la politica monetaria. Niente più liquidità “gratis”, il rialzo dei tassi di interesse è stato tra i più rapidi nella storia della finanza con livelli record registrati in Europa e ai massimi di 22 anni negli Stati Uniti. Lo scorso anno gli investitori hanno dovuto fare i conti con il nuovo regime monetario, si è assistito a un rapido repricing degli asset finanziari e in particolare dell’azionario, il tech è stato quello che ha sofferto maggiormente per via della sensibilità del settore ai tassi di interesse. [...]
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