Fino a un anno fa Cina e Australia erano ai ferri corti. Alla fine del 2017, Canberra aveva accusato Pechino di interferenze politiche straniere. Da quel momento in poi, le due parti sospesero gli incontri diplomatici di alto livello, mentre il governo australiano divenne uno dei primi a vietare alle cinesi Huawei e ZTE di costruire infrastrutture 5G nel Paese.
Le tensioni andarono incontro ad un’escalation nel 2020, quando, durante la pandemia di Covid-19, l’Australia chiese un’ indagine indipendente sulle origini del virus adducendo a possibili colpe cinesi. Il Dragone, infuriato, rispose imponendo restrizioni dal valore di 13 miliardi di dollari alle importazioni australiane di svariate merci, compreso legname, carbone e orzo, aragoste e vino. In seguito, nel 2021, Canberra avrebbe stipulato un’intesa con Regno Unito e Stati Uniti, l’Aukus, per dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare e diventare, di fatto, l’alfiere dell’Occidente nell’Indo-Pacifico, nonché l’ostacolo chiave all’espansione cinese nella regione. [...]
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