Javier Milei è pronto ad affrontare la sua prima, importante prova con la realtà. La sua agenda-shock per deregolamentare l’economia e trasformare l’Argentina arriva il 29 dicembre all’esame del Congresso. Al momento della vittoria del presidente libertario e anarco-capitalista leader de La Libertà Avanza, il suo partito di destra, scrivevamo su queste colonne del fatto che il nuovo capo dello Stato insediatosi il 10 dicembre scorso dovesse lavorare alla prova dei fatti con i vincoli che il Paese sudamericano deve gestire. A partire dal mostruoso debito pubblico, dall’alta inflazione e dalla frammentazione politica.
Milei ha voluto utilizzare un vecchio mantra della dottrina neoliberista: la cosiddetta “terapia dello shock”. Nella consapevolezza di dover rompere rapidamente lacci e lacciuoli, i decisori che intendono imporre misure di apertura delle economie sono chiamati a agire rapidamente sulla scia dell’onda emotiva dettata dalle crisi e dai timori sociali per l’ordine costituito. La Shock Economy teorizzata dalla giornalista Naomi Klein nell’omonimo saggio del 2007 si è vista all’opera più volte. Tra il 1973 e il 1974 in Cile, ove Augusto Pinochet affidò ai Chicago Boys americani la ristrutturazione neoliberale dell’economia; nel 1982-1983 nel Regno Unito, ove il consenso dato da Margaret Thatcher dalla vittoria nella guerra delle Falkland fu il volano per la traumatica campagna di privatizzazioni e deregolamentazioni; nei primi Anni Novanta nella Polonia e nella Romania post-comuniste e nel 2003 e nel 2004 in Iraq e Sri Lanka dopo l’invasione americana e lo tsunami dell’Oceano Indiano rispettivamente, sulla base della ricostruzione dei Paesi in questione e dei propri sistemi economici. [...]
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