Diciotto anni fa ho iniziato a riflettere sui rischi di concentrazione nei mercati azionari americani. Il problema erano le banche: allora c’era un tale ottimismo sull’innovazione finanziaria che la capitalizzazione del settore finanziario era cresciuta fino a rappresentare quasi un quarto dell’indice Standard and Poor’s.
Molti investitori ritenevano che questo quadro sbilanciato fosse normale e sarebbe continuato indefinitamente. Ma poi la bolla del credito è scoppiata nel 2007 e il settore finanziario si è ridotto, creando un mondo azionario più equilibrato in cui la sanità, l’industria, l’informatica e altri settori commerciali avevano pesi simili. [...]
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