Si sta discutendo in queste ore presso l’Alta Corte di Londra, l’udienza dalla quale uscirà la decisione definitiva sull’estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, Julian Assange, dove lo aspetta un processo che lo vede imputato per la pubblicazione di 700mila documenti secretati relativi ad attività militari e diplomatiche degli Usa, a partire dal 2010.
Accuse che potrebbero costargli una condanna fino a 175 anni di carcere e, secondo i suoi avvocati, la morte certa dietro le sbarre. Tale udienza rappresenta l’ultima possibilità per Assange, oggi gravemente debilitato e in precarie condizioni di salute, di appellarsi alla decisione di estradizione presa nel 2022 dall’allora ministro degli Interni britannico, Priti Patel, dopo che la giudice distrettuale Vanessa Baraitser nel gennaio 2021, presso la Corte dei magistrati di Westminster, si rifiutò di autorizzare la richiesta di estradizione, affermando che esisteva un “rischio sostanziale” che il giornalista australiano si suicidasse a causa della gravità delle condizioni che avrebbe dovuto sopportare nel sistema carcerario statunitense. [...]
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