La guerra in Ucraina, le tensioni con Unione europea e Stati Uniti, le sanzioni economiche del blocco occidentale. Queste sono soltanto alcune delle cause che hanno spinto la Russia a riorganizzare il proprio raggio d’azione lontano dall’Occidente. Impossibilitata a fare affari con i governi dell’Ue, un tempo ricchi clienti ai quali vendere gas e petrolio, Mosca è stata costretta a volgere lo sguardo altrove: in primis verso l’Oriente, e cioè in Asia, nel continente considerato motore economico del mondo.
Luci e ombre per il Cremlino, inseritosi sì in un palcoscenico dinamico, ricco di Paesi in via di sviluppo (vedi i membri dell’Asean) e appannaggio della seconda economia mondiale, quella del partner cinese, ma al contempo competitivo – resta infatti da capire quanto la Cina avrà voglia di “sopportare” nel proprio cortile di casa un amico potenzialmente ingombrante - e regolato da fragilissimi equilibri. [...]
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