Il sistema del bipartitismo americano ha dimostrato ancora una volta di essere inattaccabile. Se c’era un’occasione in cui l’opinione pubblica aveva mostrato, nei sondaggi, di avere una forte ostilità bipartisan sia nei confronti del partito Democratico al potere con Biden, sia verso i Repubblicani di Trump, era proprio questa campagna. Il “centrismo” e il “moderatismo” che costituivano la ragion d’essere del raggruppamento chiamato “No Labels” (nessuna etichetta) non potevano, realisticamente, godere di un clima migliore per imporsi all’attenzione di un elettorato disgustato dall’attuale offerta politica.
I tre quarti degli americani, per mesi, nei sondaggi generali avevano detto di non volere il bis della sfida Biden-Trump perché erano vecchi arnesi, entrambi inaffidabili. Il primo per l’età, per la decadenza fisica e per gli scandali mal coperti del figlio Hunter affarista e dell’intera famiglia, oltre che per essere lui, da presidente, il responsabile del peggior disastro migratorio della storia USA. Il secondo per avere sulla fedina politica la vergogna della sollevazione violenta dei suoi fans nel 6 gennaio 2021, dopo aver perso alle urne e non averlo ammesso. E, in aggiunta, per il suo carattere personale scostante e polarizzante, mai in grado di avere con sé almeno il 50% del consenso popolare, neppure quando era alla Casa Bianca e distruggeva l’Isis o tagliava le tasse spingendo l’economia e il lavoro. [...]
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