La guerra in Israele ha avuto conseguenze tremende per decine di migliaia di persone che poco o nulla hanno a che fare con quelle che sono le scelte e le decisioni delle due parti che si stanno scontrando. Lo sport è però una componente sociale che è difficile slegare e scollegare da questioni così tanto più gravi e importanti. La situazione in Israele non fa eccezione da questo punto di vista, con il calcio, sia di club che quello della Nazionale, che ha sentito e potrebbe risentire anche in futuro di quello che sta avvenendo, o non avvenendo, da un punto di vista politico e militare.
Il calcio israeliano non sta vivendo il momento migliore della propria storia, i club frequentano le coppe europee ma molto spesso senza riuscire ad ottenere risultati particolarmente brillanti. In più negli ultimi mesi c’è stata l’impossibilità di giocare in Israele di fronte al proprio pubblico, come si è avuto modo di vedere in Conference League. La Fiorentina di Vincenzo Italiano ha affrontato negli ottavi di finale il Maccabi Haifa, con la gara d’andata formalmente in casa della formazione israeliana giocata sul neutro di Budapest. La distinzione tra casa e trasferta probabilmente non ha più lo stesso peso che poteva avere nel calcio degli anni ’50 e ’60, impossibile però non evidenziare come il fatto di non giocare nel proprio stadio riempito dai propri tifosi sia certamente un elemento che può alterare l’andamento di una sfida che si sviluppa tra andata e ritorno. [...]
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