Tra gli arrestati del gruppo di un centinaio di protestatari (studenti e non) che la settimana scorsa hanno occupato, rompendo porte e finestre per entrare, una storica sede di studi classici della Columbia di New York City, la Hamilton Hall, almeno un terzo non aveva alcun rapporto con l’università. Se chiamare tutti “studenti” i partecipanti pro Hamas che hanno vandalizzato uffici e aule è improprio, la notte brava dell’Upper West Side ha fornito vecchi momenti “pasoliniani” sempre validi, ma anche nuovi sviluppi rivelatori, e imbarazzanti, per chi ricorda i contestatori degli Anni Sessanta con nostalgia.
Il Pasolini poeta e comunista che non esitò a schierarsi, su Nuovi Argomenti, con i poliziotti figli del popolo che venivano chiamati fascisti dai figli di papà “rivoluzionari”, applaudirebbe al coraggio del bidello ispanico Mario Torres. Il dipendente della Columbia, 45 anni, due figli, si trovava in un corridoio della scuola il 30 aprile quando le videocamere l’hanno ripreso mentre lottava con un intruso, spingendolo contro il muro e strappandogli la maschera. Il facinoroso, riconosciuto come James Carlson, è un quarantenne figlio di un manager milionario di una azienda pubblicitaria, ha rivelato il New York Post che ne ha pubblicato l’immagine. Torres, intervistato dal sito Free Press, ha poi avuto parole durissime contro la Columbia. “Uno non si aspetta di andare a lavorare e di essere preso in mezzo e strapazzato da una orda arrabbiata con corde e nastri adesivi e maschere e guanti. La scuola avrebbe dovuto fare di più. [...]
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