La difesa di Israele è anche stata presa dai repubblicani in America i quali spesso sono in disaccordo con l’attuale inquilino alla Casa Bianca. Mike Johnson, lo speaker della Camera, ha attaccato l’annuncio della Cpi suggerendo che leader statunitensi potrebbero subire la stessa sorte di Netanyahu. Johnson ha anche dichiarato che la Camera statunitense esplorerà “tutte le vie, incluso sanzioni, per punire la Cpi”, ripetendo l’asserzione di Netanyahu che anche leader americani correrebbero lo stesso pericolo.
Questa paura di attirare l’attenzione della Cpi era già stata preoccupante sia per Israele che gli Stati Uniti anche prima dell’annuncio di Khan. Nel mese di aprile del corrente anno il senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton mandò una lettera a Khan asserendo che l’incriminazione di leader israeliani sarebbe “illegittima e senza basi legali” poiché l’Israele e gli Stati Uniti sono fuori dalla “giurisdizione” della Cpi. Cotton ha persino minacciato la Cpi che un mandato di arresto di Netanyahu “equivarrebbe a una minaccia alla sovranità di Israele e alla sovranità degli Stati Uniti”. Khan ha giustamente risposto per le rime a Cotton citando che l’articolo 70 dello Statuto di Roma considera seriamente “minacce” contro la Cpi e il suo personale. [...]
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