E’ stata l’America degli sconfitti dalla globalizzazione, quella che non è mai stata celebrata da Hollywood, che negli anni si è invece dedicata a costruire i miti di Rambo e dei Top Gun, ricordandosi a mala pena con Il Cacciatore e Soldato blu delle vicende più laceranti della sua Storia per poi abbandonare la realtà perdendosi nella trasfigurazione fantascientifica della saga di Guerre stellari, quella che alla Convention repubblicana a Milwaukee, in Wisconsin, ha concesso a James David Vance l’investitura alla Vicepresidenza.
L’ha acclamato l’America che da esattamente mezzo secolo ha progressivamente sacrificato i suoi lavoratori ed il loro benessere, svuotando le fabbriche e vaporizzando città intere, per costruire un assetto basato sull’assorbimento dei surplus commerciali della sua immensa periferia neo-coloniale cui offre in cambio la sicurezza dei traffici prima ancora di quella militare: un sistema ereditato dalla Gran Bretagna ma insostenibile in un assetto di mercato perché strutturalmente squilibrato, fondato com’è sul debito estero: dal Nafta all’ingresso della Cina nel Wto, lo scambio ineguale tra apertura dei mercati e presa geopolitica è fallito, e con essa tramonta l’endiade unipolarismo-globalizzazione. Bisogna tornare al passato: reindustrializzare l’America che non può più essere il gendarme del mondo sulle spalle dei suoi contribuenti. [...]
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