“C’è una realtà politica che la sua candidatura potrebbe sfilare abbastanza voti in alcuni stati chiave da Al Gore e consegnare la presidenza a George W. Bush”. Così Robert F. Kennedy Junior (RFK) pochi mesi prima dell’elezione del 2000 mentre cercava di incoraggiare Ralph Nader a non candidarsi. Kennedy temeva che Nader, oltre alle pochissime possibilità di vittoria, avrebbe fornito un assist al candidato repubblicano. Difatti avvenne proprio così. Bush vinse nello stato della Florida con un margine di 537 voti, conquistandosi i 25 voti del collegio elettorale del Sunshine State che gli aprirono le porte alla Casa Bianca (271 voti del collegio elettorale per Bush e 270 per Gore). Con ogni probabilità Nader ebbe un effetto di spoiler anche nello Stato del New Hampshire dove ricevette 22 mila voti, molti dei quali sarebbero andati a Gore, il quale, con i 4 voti del collegio elettorale dello Stato avrebbe avuto la meglio su Bush.
Adesso Kennedy potrebbe avere un effetto simile a quello di Nader nell’elezione del 2024. RFK, come si sa, è il nipote del presidente John F. Kennedy, il 35esimo presidente degli Usa, assassinato nel 1963. Il padre, Robert F. Kennedy, fu anche lui assassinato nel 1968 quando era candidato alla nomination del Partito Democratico. RFK fa dunque parte di una famiglia “nobile” negli Usa ma la sua candidatura lo ha fatto divenire una pecora nera nella famiglia, molti dei quali hanno preso le distanze per le sue teorie complottiste. [...]
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