Dopo aver accusato per mesi la Russia di essersi auto-sabotata facendo saltare in aria il gasdotto Nord-Stream 2 nel settembre 2022, nei giorni scorsi è emerso che le indagini condotte dalle autorità tedesche hanno individuato un sospetto chiave, identificato come Volodymyr Zhuravlov, un 44enne istruttore di immersioni subacquee ucraino. Quest’ultimo, insieme ad altri due complici, è accusato di aver piazzato esplosivi lungo. Nonostante un mandato d’arresto sia stato emesso contro di lui - un cittadino ucraino che viveva in Polonia - il sospetto risulta essere fuggito in Ucraina, rendendo difficile la sua cattura.
Secondo i media, si è trattato di un legittimo atto di guerra, che ha avuto come conseguenza la riduzione del controllo russo sui flussi di gas verso l’Europa, avvantaggiando indirettamente l’Ucraina che continua a raccogliere ingenti somme dalle tariffe di transito del gas russo attraverso il proprio territorio. Ma questi resoconti ignorano una realtà fondamentale: i gasdotti Nord Stream erano di proprietà della maggioranza (51%) della russa Gazprom, insieme ad azionisti tedeschi, olandesi e francesi. I paesi dell’UE ricevevano il 35% delle loro forniture di gas naturale dal Nord Stream 1, che era stato chiuso alcuni mesi prima dell’esplosione del Nord-Stream 2 a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. [...]
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