Nonostante un elevatissimo deficit pubblico, l’economia italiana cresce in modo appena percettibile: è questo che rende progressivamente insostenibile il peso del debito accumulato nel tempo, nonostante il consistente taglio del rapporto sul pil nominale per via dell’inflazione, anche a causa dell’aumento dei tassi di interesse deciso dalle Banche centrali per contrastare l’inflazione che ha ingigantito gli oneri per il bilancio.
Paghiamo il conto di scelte durissime, di anni di riforme strutturali basate su una bestiale deflazione salariale che hanno determinato il risanamento dei conti con l’estero, riportando in attivo non solo la bilancia commerciale, ma per la prima volta nella Storia dell’Italia anche la posizione finanziaria netta: non potevamo reggere il duplice peso di un debito pubblico elevatissimo e di un saldo negativo sull’estero che superava il 20% del pil. [...]
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