La prosperità futura dell’Europa ora, secondo il Piano Draghi, dipenderebbe da investimenti aggiuntivi per centinaia di miliardi di euro annui, che nessuno sa da dove arriveranno se non dal saccheggio dei depositi bancari dei risparmiatori, e dalla definitiva unificazione dei debiti nazionali: in realtà, c’è dietro il solito disegno, quello della sparizione degli Stati nazionali a favore della Celeste Burocrazia di Bruxelles, che non risponde democraticamente a nessuno.
Ed è ovvio che queste proposte siano contenute nel documento sulla competitività dell’Unione che è stato redatto da Mario Draghi, proprio da colui che dapprima ha diretto come Direttore generale del tesoro lo smantellamento delle Partecipazioni Statali, poi da Governatore della Banca d’Italia ha auspicato addirittura la anticipazione di un anno del pareggio strutturale del bilancio pubblico italiano poi imposto come obiettivo di medio termine col Fiscal Compact, e che poi alla Bce ha accompagnato la deflazione strutturale così brutalmente imposta con misure straordinarie di politica monetaria che hanno fatto pagare agli investitori europei la riduzione del debito tedesco, che pagava tassi di interesse negativi: un evento mai successo prima nella storia finanziaria. [...]
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