Ambientale, economica, sociale: la sostenibilità ha vari volti e le aziende italiane sono sempre più interessate (e obbligate) a mostrarsi sensibili sul tema. Al momento solo quelle quotate, con almeno 500 dipendenti e un attivo o ricavi netti elevati, su cui già da tempo pende l’obbligo di comunicare i progressi in fatto di sostenibilità. Ma presto toccherà anche alle piccole e medie imprese quotate: quest’ultime, finora non interessate da obblighi, dovranno procedere alla rendicontazione a partire dal 2026. Intanto, sulla sostenibilità si fanno passi avanti, anche se il rischio è di farne indietro su altri ambiti sensibili.
Secondo Istat, due imprese manifatturiere su tre in Italia hanno dichiarato di essersi impegnate, nel corso del 2022, in azioni per la sostenibilità, in particolare per quella economica (56% delle imprese totali) e ambientale (55%) e in misura minore per la sostenibilità sociale (48%). Come detto, finora, la questione riguarda principalmente le realtà di grandi dimensioni. E infatti tra quelle con più di 250 addetti l’87% ha intrapreso azioni di sostenibilità: il doppio rispetto alla quota di piccole imprese (43%). A livello territoriale, sono le aziende del Nord Ovest ad aver comunicato maggiormente l’adozione di pratiche sostenibili (70%), mentre al Sud lo ha fatto poco più di un’impresa su due (55%). [...]
Questo articolo è riservato agli abbonati
Sostieni il giornalismo di qualità, abbonati a Money.it
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenta: