Negli ultimi tre anni, l’inflazione è passata dall’essere considerata un fenomeno "transitorio" a uno "persistente" e, più di recente, a qualcosa di meno preoccupante.
Alla fine degli anni ’60, l’inflazione negli Stati Uniti iniziò a salire, alimentata dalle spese legate alla guerra del Vietnam e ai programmi sociali del presidente Lyndon Johnson. Per contrastare l’aumento dei prezzi, la Federal Reserve aumentò i tassi di interesse fino a quasi il 10% nel 1969. Questo portò a una breve recessione e a un crollo del mercato azionario. L’inflazione rallentò, scendendo al 2,7% nel 1971, un livello simile a quello odierno. In risposta, la Fed abbassò il tasso ufficiale al 3% e le grandi aziende iniziarono a prosperare. Ma fu una vittoria di breve durata: nel 1974, l’inflazione raggiunse il 10%, i tassi d’interesse superarono il 13%, il mercato azionario crollò nuovamente e il paese entrò in una grave recessione. [...]
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