Le donne guadagnano meno degli uomini e il divario nasce già prima di iniziare a lavorare. Stiamo parlando del cosiddetto gender pay gap (divario retributivo di genere), che secondo l’ultimo Rendiconto Inps è stato del 28% nel 2023: lo scorso anno le retribuzioni lorde settimanali dei lavoratori uomini sono state in media pari a 643 euro, rispetto ai 501 percepiti dalle lavoratrici. I presupposti per lo scarto nei guadagni che emerge dalle buste paghe (e soprattutto nel settore privato) sorgono già negli anni dell’università, come sottolineato da uno studio della Banca d’Italia. I corsi che portano a lauree potenzialmente più remunerative sul lavoro (come quelle scientifiche) sono frequentate soprattutto da studenti maschi.
L’analisi di via Nazionale ha preso in considerazione il campione dei laureati in Italia tra il 2011 e il 2018. Nonostante fossero per il 59% donne, le percentuali sulla rappresentanza dei generi variano drasticamente a seconda dei singoli settori di studio. Solo il 46% dei laureati in chimica, fisica, matematica e statistica è donna, quota che scende al 27% per le lauree in ingegneria e nel comparto ICT. All’opposto, le donne rappresentano la stragrande maggioranza delle lauree in lettere e filosofia, al 76%, e in scienze dell’educazione, dove raggiungono il 94%. L’indagine, comunque, rimarca che la tendenza non è solo italiana, visto che i dati Eurostat indicano che nei paesi dell’Ue la quota di donne tra tutti i laureati in ingegneria, settore ICT e scienze naturali è «molto simile» alla media italiana. [...]
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