Le politiche cosiddette identitarie, basate cioè sulla pretesa che se un cittadino con una certa “identità” di razza, di genere, di religione o di propensione sessuale debba, necessariamente, votare per il partito che se ne auto-nomina il paladino, hanno subito un colpo tremendo alle recenti elezioni presidenziali.
Ossia la norma che una nuova “discriminazione a favore” potesse cancellare le conseguenze della precedente “discriminazione contro”. Essendo però, alla lettera, la negazione palese della uguaglianza nei diritti di tutti i cittadini, di recente i giudici della Corte Suprema hanno dichiarato incostituzionale l’ “affirmative action”. [...]
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