Niente più di un immobile è soggetto al conflitto tra valore d’uso e valore di scambio: avere una casa di proprietà, magari ereditata, nel luogo in cui si vive e si lavora, comporta un vantaggio reddituale rilevantissimo, in termini di “fitto imputato” che va ad aggiungersi al montante monetario mensile di cui si dispone per vivere. In questo caso, il patrimonio immobiliare fornisce un reddito aggiuntivo, valutabile nella spesa evitata per affittarlo: un vantaggio non trascurabile in termini di benessere.
Ben diverso è il caso in cui la casa di proprietà non si trova nel luogo in cui si lavora: magari è nella città di origine e più spesso ancora è nel paese in cui abitarono i genitori. Si tratta di immobili che non solo rimangono spesso vuoti e quindi non forniscono un reddito monetario perché non c’è richiesta di prenderli in affitto, ma sono virtualmente invendibili per via della depopolazione del luogo in cui si trovano. Avrebbero comunque un valore d’uso, anche se non di scambio, solo se si lavorasse o si vivesse nel luogo in cui gli immobili si trovano. [...]
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