L’America di Trump ha innescato un processo di profonda ristrutturazione degli equilibri mondiali, sia sul piano geopolitico che su quello degli equilibri economici: a fine 2023 la posizione finanziaria netta degli Usa era precipitata a -23.623 miliardi di dollari, un saldo negativo sbalorditivamente pesante e mai cosí grave, frutto di uno squilibrio strutturale dei conti commerciali dell’ordine di 1.000 miliardi di dollari annui.
Le fabbriche statunitensi chiusero i battenti per la insostenibilità dei costi finanziari, delocalizzando in Messico dove almeno i costi del lavoro erano bassissimi; in Europa, i tassi di interesse furono elevati per limitare una fuga incontrollabile dei capitali al di là dell’Atlantico, ma questo allineamento dei tassi fece esplodere l’onere del debito pubblico di Paesi fortemente indebitati come l’Italia e fece saltare i conti di tutte le imprese che avevano proceduto a grandi investimenti nel Mezzogiorno. Dalla chimica di base alla siderurgia, fu un fallimento dopo l’altro: tutta colpa dei tassi di interesse alle stelle decisi in America e copiati in Europa. [...]
Questo articolo è riservato agli abbonati
Sostieni il giornalismo di qualità, abbonati a Money.it
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenta: