Aveva cambiato troppo repentinamente atteggiamento il Presidente turco Erdogan, ripudiando il ruolo di mediatore assolutamente neutrale tra la Russia e l’Ucraina che aveva tenuto fin dall’inizio della invasione iniziata il 24 febbraio del 2002: dapprima, ostentando la protezione offerta a Vladimir Zelensky, mettendolo al riparo dalla pioggia sotto il proprio ombrello nel corso della visita ufficiale ad Istanbul, e convenendo con lui sulla inderogabilità di una partecipazione diretta dell’Ucraina ai colloqui di pace in corso tra Usa e Russia, e poi inviando il ministro degli esteri della Turchia alla Conferenza convocata a Londra dal Premier Keir Starmer con un titolo evocativo, “Ensuring Our Future”, al fine di verificare le condizioni per formare una Coalizione armata di Paesi Volenterosi a sostegno della sicurezza dell’Ucraina.
Eppure, Erdogan era stato assolutamente ineccepibile già nell’applicazione della Convenzione di Montreux sugli Stretti, che attribuisce alla Turchia il potere di concedere o negare l’ingresso alle navi militari quando vi sia un conflitto nel Mar Nero, impedendola non solo a quelle dei Paesi non rivieraschi ma anche alle Flotte non ivi residenti dei Paesi che vi si affacciano: la flotta russa del Mediterraneo non poteva entrare, e tantomeno quella di stanza nei Mari del Nord. [...]
Questo articolo è riservato agli abbonati
Sostieni il giornalismo di qualità, abbonati a Money.it
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenta: