Tutto è cominciato a Ballymena, una città della contea di Antrim, Irlanda del Nord, una decina di giorni fa. Due ragazzi di 14 anni – apparentemente di origine romena – sono stati accusati di tentato stupro di una adolescente del luogo. La cosa ha scatenato quattro notti di disordini in cui moltissimi residenti (circa 2.500 persone) hanno lanciato bombe molotov, incendiato veicoli e immobili, e attaccato centri abitati da immigrati, danneggiando case e ferendo decine di poliziotti. Il fenomeno ha assunto chiaramente e fin dall’inizio toni inequivocabilmente razzisti, tanto che il governo del Regno Unito e le autorità nordirlandesi non hanno potuto fare a meno di definire gli eventi “crimini d’odio razziale”.
Trattandosi del Regno Unito, il pensiero corre inevitabilmente agli eventi di Rotherham, cioè allo scandalo degli stupri di massa su minori, compiuti tra il 1997 e il 2013 da gang composte prevalentemente da uomini di origine pakistana: circa 1.400 ragazze (per lo più bianche e provenienti da contesti vulnerabili) furono vittime di violenze sistematiche e protratte nel tempo. Le vittime venivano adescate, drogate, violentate e fatte prostituire sotto minaccia. Quella tragica serie di vicende ha visto tra l’altro il clamoroso e desolante fallimento delle istituzioni, dal momento che la polizia e i servizi sociali ignorarono sistematicamente le denunce per paura di essere accusati di razzismo e per non alimentare tensioni etniche. Alcuni funzionari arrivarono a colpevolizzare le vittime, definendole “consenzienti”. [...]
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