Ci voleva più chutzpah (fegato, audacia, fiducia nella propria capacità di giudicare e di agire: in americano, questa singola parola rende bene il concetto) a prendere di petto l’URSS sfidando Gorbaciov davanti al muro di Berlino, e battere il comunismo come fece Reagan nella Guerra Fredda? Oppure a fare quello che ha fatto Trump nella notte di sabato scorso, bombardando i siti nucleari iraniani e sfidando il regime islamico assolutista di Teheran? La cronaca diventa strumento di giudizi storici nel tempo, mentre i contemporanei possono solo permettersi commenti, per così dire, preliminari.
Il mio non è equivoco. L’azione di Trump richiedeva più chutzpah, perché Reagan aveva davanti il rappresentante di un sistema basato su una ideologia atea, qual è il comunismo, che non parlava all’umanità. L’Unione Sovietica era però stata alleata dell’Occidente nella Seconda guerra mondiale contro il nazismo, ideologia negativa, senza mire di riscatto universale ma tutta ripiegata sull’antisemitismo. Il comunismo aveva promesso il riscatto dell’uomo nuovo, socialista, ma aveva prodotto gulag e miseria. L’ideologia comunista aveva mostrato al mondo la sua natura vera, e i cittadini russi, prima dei socialisti sognanti dell’Ovest, avevano rigettato dentro se stessi il messaggio messianico di un avvenire rosso. “Mister Gorbaciov butta giù quel Muro!” fu l’atto di coraggio di Reagan, su un nemico dotato di bomba atomica, ma con “i piedi d’argilla”. Un progetto destinato al collasso, economicamente strangolato dalla Pianificazione. [...]
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