Il ragionamento economico è estremamente semplice: se i beni fabbricati in Cina sono soggetti a dazi statunitensi variabili tra il 40 e il 50%, mentre quelli realizzati in Vietnam devono scontare una spada di Damocle di appena il 20%, dopo il recente accordo tariffario raggiunto tra l’amministrazione Trump e Hanoi, allora per le aziende del Dragone è molto più conveniente trasferirsi sul territorio vietnamita.
Per far cosa? Semplice: produrre in Vietnam per eludere la mannaia di Washington e continuare ad inviare la propria mercanzia nel ricchissimo mercato Usa. È così che il Made in China si trasforma in Made in Vietnam ai tempi della guerra commerciale tra gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Popolare Cinese. In attesa di ulteriori sviluppi, in sostanza, le fabbriche cinesi si stanno trasferendo ad Hanoi e dintorni per evitare gli elevati dazi doganali di Trump. [...]
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