È stata una trappola, quella tesa a Tobruk, che ha utilizzato l’immigrazione clandestina e le forti preoccupazioni che suscita nei governi dei Paesi europei bagnati dal Mediterraneo, per forzare la mano sul piano delle relazioni internazionali: nella guerra ibrida, in corso da tempo anche all’interno dell’Unione europea per indebolire i Paesi concorrenti, ogni strumento può essere usato se serve per piegare il nemico.
In questo caso, il blocco dell’emigrazione clandestina era la moneta di scambio messa sul tavolo dal regime di Tobruk in cambio del suo riconoscimento ufficiale sul piano delle relazioni internazionali. Ed invece, si sono limitate a prendere atto di una sorta di cortocircuito su una questione di Protocollo diplomatico, le cronache che hanno riferito dell’epilogo non commendevole della missione europea recatasi nella Libia orientale per affrontare il tema dei flussi di migranti illegali che partono da quelle coste dopo essere arrivati anche per via aerea da tanti Paesi dove operano e prosperano i trafficanti di disperati. [...]
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