Negli ultimi mesi, l’andamento dei mercati azionari ha sorpreso anche gli osservatori più ottimisti. Il vecchio adagio “sell in May and go away” — vendere in primavera e tornare in autunno — è stato clamorosamente smentito. Chi ha mantenuto le proprie posizioni ha assistito a un incremento eccezionale del portafoglio, in alcuni casi con tassi annualizzati vicini al 90%.
La spinta è arrivata soprattutto dai USA, dove il settore tecnologico e i grandi titoli a elevata capitalizzazione hanno dominato le performance. L’effetto contagio ha raggiunto anche altri listini globali, alimentando un clima di euforia che ricorda fasi storiche come la bolla delle dotcom nel 2000 o il rally pre-crisi del 2007. In queste situazioni, i prezzi salgono rapidamente, le valutazioni diventano estreme, i guadagni si concentrano in poche società e il legame con i fondamentali dell’economia reale si indebolisce. Il tutto è accompagnato da una fiducia eccessiva e da una crescente propensione alla leva finanziaria, elementi che rendono i mercati vulnerabili a inversioni improvvise. [...]
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