Dei Paesi dell’Unione europea, sono ormai oltre dieci anni la Germania non sa che farsene: eppure, dal 2000 al 2007, alla vigilia della Grande Crisi Americana, aveva accumulato attivi commerciali favolosi nei loro confronti, facendosi forte dell’euro che finalmente aveva impedito quegli aggiustamenti valutari che nel passato erano stati utilizzati per riequilibrare i conti commerciali, e come aveva fatto di continuo soprattutto Italia che agiva in modo prepotente, anche dopo aver subito il violentissimo attacco alla Lira nel 1992.
I conti di Destatis, l’Istituto ufficiale di Statistica della Germania, parlano chiaro: calcolato in euro per comodità di raffronto, nel 1991, l’anno della Riunificazione, il saldo commerciale della Germania nei confronti dell’Italia era stato in attivo per appena 807 milioni, una inezia. Quello nei confronti della Francia era già più consistente, pari a 4 miliardi e 409 milioni di euro. Dello stesso ordine erano i saldi attivi nei confronti di Spagna, per 4,9 miliardi di euro e del Regno Unito per 4 miliardi netti. [...]
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