Negli Stati Uniti il dibattito sulla recessione è tornato a occupare il centro della scena. La definizione ufficiale spetta al National Bureau of Economic Research (NBER), che descrive una recessione come un calo significativo e diffuso dell’attività economica per un periodo di almeno alcuni mesi. Tuttavia, anche se gli ultimi dati sul PIL indicano ancora una crescita positiva, i segnali provenienti dal mercato e dalla società americana raccontano una storia diversa e molto meno rassicurante.
Gli indicatori utilizzati dal NBER mostrano debolezza, ma non ancora un crollo tale da giustificare una dichiarazione formale. L’economista Pascal Michaillat, dell’Università della California, ha però stimato con un modello basato su oltre un secolo di dati occupazionali una probabilità del 71 per cento che gli Stati Uniti fossero già in recessione a maggio. Secondo lui, il mercato del lavoro fornisce un termometro più affidabile della situazione: il calo dei posti vacanti e l’aumento della disoccupazione segnalano un malessere diffuso, ben prima che i dati ufficiali lo riconoscano. [...]
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