3 titoli di Piazza Affari sono finiti nel mirino dei venditori nell’ultima seduta della settimana. A volte basta un dato macroeconomico dall’altra parte dell’oceano per far tremare Piazza Affari. È quello che è successo dopo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro americano, più deboli delle attese e in grado di cambiare in pochi minuti il sentiment degli investitori. Meno occupati implicano una crescita più lenta, crescita più lenta significa meno domanda di energia e questo si traduce immediatamente in vendite sul petrolio. Così, mentre le quotazioni del Brent e del WTI scivolavano al ribasso, anche a Milano i titoli legati all’oro nero hanno iniziato a perdere terreno. Non è una questione di dati fondamentali. Ecco perché, tra i titoli in esame, uno può salire addirittura del 42% nel medio termine.
Eni è finita tra i titoli più penalizzati nella seduta di venerdì. Dai massimi di inizio mese, la perdita cumulata è nell’ordine del 5-6%. Dunque per il momento appare come una correzione fisiologica, simile ad altre brevi battute d’arresto che hanno interrotto il trend rialzista iniziato la scorsa primavera. Tuttavia, Morgan Stanley ha aggiornato il prezzo obiettivo sul titolo a 14,60 euro mantenendo un giudizio “neutrale”. Secondo la banca d’affari, dunque, c’è poco spazio per rialzi robusti in assenza di svolte sul petrolio o di notizie corporate ad alto impatto. Il target medio degli analisti si colloca a 15,30 euro, sui massimi di inizio mese, che riflette un potenziale rialzo del 3,5% che di fatto enfatizza l’idea che per ora le prospettive non giustifichino un ampio rally. [...]
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