Negli ultimi anni, l’economia globale ha messo in evidenza una contraddizione strutturale: gli Stati occidentali hanno accumulato un livello di debito tale da limitare la loro capacità di manovra. La crescita economica stenta a ripartire, mentre i governi devono fronteggiare pressioni sociali che rendono politicamente insostenibile qualsiasi politica di austerità. In questo contesto, la tentazione di affidarsi all’inflazione come meccanismo implicito di riduzione del peso reale del debito diventa fortissima.
Il primo baluardo teorico contro l’inflazione è l’indipendenza delle banche centrali. Tuttavia, la storia dimostra che tale autonomia è spesso più formale che sostanziale. Presidenti statunitensi come Lyndon Johnson, Richard Nixon e più recentemente Donald Trump hanno esercitato pressioni esplicite sui governatori della Federal Reserve, spingendoli verso politiche monetarie più accomodanti. La conseguenza è chiara: mantenere tassi d’interesse alti per contenere i prezzi non è solo una scelta economica, ma anche un rischio di carriera per chi guida le istituzioni monetarie. [...]
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