Per oltre due decenni il mercato globale dell’alluminio è stato caratterizzato da un surplus strutturale. L’abbondanza del metallo era garantita dalla crescita apparentemente inarrestabile della produzione cinese, che dal 2002 a oggi è passata da appena quattro milioni di tonnellate a oltre 43 milioni.
Con il 60% della produzione mondiale concentrata entro i propri confini, Pechino è stata al centro della dinamica di eccesso, alimentando non solo il consumo interno ma anche le esportazioni di semilavorati, che hanno spesso inondato i mercati internazionali. Tuttavia, lo scenario che per anni è stato dato per scontato sta cambiando radicalmente. La Cina ha raggiunto il tetto massimo di capacità produttiva fissato dal governo a 45 milioni di tonnellate annue: un limite pensato per contenere l’impatto ambientale e per razionalizzare un settore già sovradimensionato. Con agosto che ha registrato livelli produttivi vicini alla soglia di 44,5 milioni di tonnellate, l’era della crescita senza fine è arrivata a un punto di arresto. [...]
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