Da mesi, quasi all’unisono, i principali centri di analisi e previsione annunciano l’arrivo di un eccesso di greggio destinato a spingere i prezzi verso un crollo. La narrativa dominante insiste sul rallentamento economico globale, sull’avanzata delle energie alternative e sulla riduzione della dipendenza dagli idrocarburi. Tuttavia, i dati mostrano una realtà diversa: le quotazioni rimangono ferme, oscillando in una fascia relativamente stabile, senza i tracolli prospettati.
Il primo nodo riguarda le sanzioni energetiche alla Russia, introdotte da Unione Europea e Stati Uniti per limitare i flussi finanziari verso Mosca. Essendo la Russia il secondo produttore mondiale, ogni riduzione strutturale delle sue esportazioni incide direttamente sull’equilibrio domanda-offerta. Il mercato, pur consapevole delle ritorsioni e delle strategie di aggiramento tramite flotte ombra, sconta comunque il rischio geopolitico e incorpora un premio di prezzo che non può essere ignorato. [...]
Questo articolo è riservato agli abbonati
Sostieni il giornalismo di qualità, abbonati a Money.it
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenta: