«La Fime Leasing era più di una società: era uno strumento di politica economica». Con queste parole un suo ex dirigente, che preferisce restare anonimo, riassume l’essenza di una stagione che oggi sembra lontanissima, ma che in realtà continua a parlare al presente per diverse ragioni. Fime Leasing spa faceva parte del gruppo FIME – Finanziaria Meridionale, controllata dal Tesoro – ed era nata con un obiettivo chiaro: sostenere le imprese attraverso strumenti innovativi di finanziamento per l’epoca (holding di partecipazione, leasing e factoring).
Negli anni Settanta e Ottanta, quando l’Italia cercava di ridurre il divario tra Nord e Sud e di modernizzare il tessuto produttivo, Fime Leasing rappresentava una sorta di laboratorio. Frutto delle leggi n.183/1976 e 64/1986 (che avevano istituito e trasformato la “Cassa per il Mezzogiorno”) non era un istituto qualsiasi: dietro c’era lo Stato, e quindi la possibilità di offrire condizioni agevolate, garanzie implicite e una spinta che andava oltre il mercato. L’idea era di permettere alle aziende di investire in impianti, macchinari, strutture, senza dover affrontare barriere insormontabili nell’accesso al credito bancario. [...]
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