L’approccio standard ai dazi comincia con l’assunzione che i dazi in generale siano per lo più pari a zero, o vicini a zero, e che una particolare industria venga presa di mira con dazi specifici. L’idea di fondo, talvolta chiamata “industria nascente” o “politica industriale”, è quella di dare a quella particolare industria (o a un piccolo numero di industrie) un impulso temporaneo, così che abbia la possibilità di migliorare la propria produttività e diventare più competitiva a livello globale.
Ma, naturalmente, questa idea non descrive la forma dei dazi che il presidente Trump ha proposto e attuato. Richard Baldwin scrive sulla sua pagina Substack riguardo “Teaching Trumpian Tariffs” (9 ottobre 2025). Se stai insegnando un corso universitario di economia internazionale e vuoi un’analisi grafica esplicita dei dazi di Trump, è un’ottima risorsa. Ma qui salterò i diagrammi e gran parte del gergo, concentrandomi invece sul punto centrale di Baldwin. I dazi di Trump sono estremamente ampi, sia in termini di paesi che di beni, e anche altamente variabili tra paesi e beni. Come cambia questo le implicazioni e l’analisi di tali dazi? [...]
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