Negli ultimi mesi, la conversazione sulle bolle speculative è uscita dai report analitici degli esperti e dalle pagine dei giornali finanziari per arrivare nei dialoghi quotidiani. Quando amici e parenti iniziano a chiedere se i listini siano pronti al crollo imminente, significa che il timore è ormai condiviso ben oltre gli addetti ai lavori. Eppure, come ricorda la storia della finanza, una bolla si riconosce con chiarezza solo dopo il suo scoppio. Prima, tutto è discutibile: i dati suggeriscono direzioni diverse, le interpretazioni oscillano, l’ottimismo e la paura si sfidano nella stessa narrazione.
Secondo molti analisti, rifiutare l’idea stessa di una bolla non è irrazionale. I trend che hanno dominato il mercato statunitense restano potenti. Il motore resta la combinazione tra crescita economica e innovazione tecnologica, trascinata dai colossi della cosiddetta Magnificent Seven, che hanno ridisegnato il ruolo dell’America nel capitalismo digitale globale. Investire negli Stati Uniti oggi non è questione di simpatia o fedeltà geopolitica, ma di opportunità: finché rimarranno leader nella artificial intelligence, i flussi di capitale continueranno a inseguirne i profitti. [...]
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