Come sottolinea l’analisi, "il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato unilateralmente una ripresa del cessate il fuoco il giorno successivo, ma la realtà è chiara: qualsiasi accordo che permetta a una parte di violarne sistematicamente i termini a suo piacimento costituisce solo parole senza senso su un foglio di carta".
Le violazioni israeliane, secondo la rivista, erano evidenti già prima dei recenti attacchi. "Da quando è iniziato il 10 ottobre, Israele ha continuato a limitare i flussi di aiuti umanitari a Gaza - una componente fondamentale dell’accordo con Hamas per porre fine ai combattimenti". Non solo: "Si rifiuta di aprire ulteriori valichi di frontiera che potrebbero potenziare i flussi di aiuti per i civili palestinesi affamati e impoveriti". L’analisi punta il dito contro il ruolo degli Stati Uniti: "L’asimmetria di potere e l’influenza degli Stati Uniti su Israele contano in questo contesto, specialmente considerando che quest’ultimo ha rotto precedenti cessate il fuoco unilateralmente". E aggiunge: "I nuovi attacchi israeliani del 28 ottobre, che hanno ucciso oltre 100 persone - inclusi 46 bambini - seppelliscono qualsiasi idea che esista una tregua reale a Gaza oggi". [...]
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